In Italia, esistono diverse modalità per andare in pensione prima della classica pensione di vecchiaia. Tra queste, vi è un’opzione dedicata soltanto alle donne ed è denominata Opzione donna. Prorogata anche nel 2024 grazie alla nuova Legge di Bilancio, Opzione donna si rivolge ad alcune categorie di lavoratrici con determinati requisiti. Il Mio Bonus ti offre una guida completa su Opzione donna: quali sono i requisiti per ottenerla? Chi può andare in pensione con questa modalità? Non perderti le notizie aggiornate in questo articolo!
Che cos’è Opzione donna?
Opzione donna è una forma di pensionamento anticipato riservato solo a determinate donne lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2023, hanno accumulato 35 anni di contributi. In caso, entro il 31 dicembre 2023
La Legge di Bilancio 2024 ha confermato la proroga di Opzione donna anche per l’anno 2024. Questa forma di pensione riservata alle donne, però, presenta delle modifiche rispetto all’anno precedente.
Dal 1º gennaio 2023, questa misura è stata ridimensionata, concedendo il beneficio solo alle seguenti categorie di donne:
- caregiver familiari;
- invalide civili almeno al 74%;
- lavoratrici dipendenti o licenziate da aziende in crisi.
Così facendo, la platea interessata scende in maniera drastica, rivolgendosi solo a circa 5.000 donne lavoratrici. Il requisito contributivo, però, resta invariato: occorre aver maturato 35 anni contributivi.
Inoltre, pur non facendo più distinzione tra lavoratrici dipendenti e autonome, nel 2023 questa forma di pensione presenta dei vantaggi per le donne con figli, le quali potranno andare in pensione prima rispetto a chi non ha figli.
Un altro aspetto fondamentale di questa tipologia di pensione anticipata è il sistema di calcolo utilizzato, basato interamente sul sistema contributivo. Questo punto può rappresentare uno svantaggio nell’importo dell’assegno pensionistico, in quanto si tiene conto del totale degli anni di lavoro e non della retribuzione percepita.
Opzione donna: requisiti
Chi può andare in pensione con Opzione donna? L’Opzione Donna è una possibilità di pensionamento concessa dall’INPS alle lavoratrici appartenenti alle seguenti categorie:
- caregiver familiari, ovvero coloro che svolgono assistenza a un parente da almeno 6 mesi al momento della richiesta. Il parente in questione può essere il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. In alternativa, si può assistere anche un parente o un affine di secondo grado convivente, ma solo se i genitori o il coniuge della persona hanno più di 70 anni oppure sono anch’essi affetti da patologie invalidanti, deceduti o mancanti;
- invalide civili, con un’accertata riduzione delle capacità lavorative pari o superiore al 74%;
- lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese con tavolo di crisi aziendale aperto.
Inoltre, per quanto concerne l’età anagrafica, devono verificarsi dei requisiti in abbinamento al requisito dei 35 anni contributivi:
- 60 anni per le lavoratrici senza figli (nate nel 1962);
- 59 anni per le lavoratrici con un figlio (nate nel 1963);
- 58 anni per le lavoratrici con due o più figli, oppure per le lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese in crisi (nate nel 1964).
Attenzione
Chi aveva raggiunto i requisiti anagrafici e contributivi della vecchia normativa di Opzione donna entro il 31 dicembre 2021, può richiedere il pensionamento anche successivamente al 31 dicembre 2022. I requisiti in vigore fino al 2022 erano 35 anni contributivi e 58 o 59 anni di età. Pertanto, queste lavoratrici non devono fare riferimento all’attuale normativa del 2023.
Calcolo pensione Opzione donna
L’Opzione donna, in quanto forma di pensionamento anticipato, consente l’uscita dal mondo lavorativo circa 4,5 anni prima rispetto ai requisiti per la pensione ordinaria. Tuttavia, la condizione per poter usufruirne è l’accettazione del ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo.
Opzione donna: quanto si perde?
L’utilizzo del sistema contributivo per calcolare l’assegno pensionistico è, nella maggior parte dei casi, penalizzante.
Pur non esistendo una regola valida per tutte le persone, con Opzione donna la pensione subisce una decurtazione di circa il 20-30% rispetto alla pensione ordinaria calcolata con il sistema retributivo.
Nel caso del sistema misto, la situazione è meno drammatica. Scegliendo Opzione donna, infatti, si perderebbe il 9-10%.
Che cos’è il sistema contributivo?
Quando si parla di pensioni, è fondamentale tenere a mente la differenza tra sistema di calcolo contributivo e retributivo. A tal proposito, il criterio differenziatore è l’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995.
Infatti, il sistema di calcolo contributivo viene applicato ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1º gennaio 1996. Invece, si parla di sistema retributivo se i lavoratori hanno raggiunto i 18 anni di contributi entro il 1995.
Nell’attuale sistema pensionistico, inoltre, viene applicato il cosiddetto sistema misto. Esso prevede il calcolo con il sistema retributivo per coloro che, fino al 31 dicembre 1995 hanno meno di 18 anni di contributi e, in seguito a tale data, hanno più di 18 anni di anzianità contributiva.
Di cosa tiene conto il sistema contributivo?
Il sistema di calcolo contributivo tiene conto dei contributi versati ogni anno dal lavoratore, moltiplicati per il coefficiente di trasformazione. Si tratta di un sistema svantaggioso, perché, a differenza del sistema retributivo, non tiene conto della retribuzione percepita ma soltanto dei contributi versati.
Nel caso dell’Opzione donna, pur avendo accumulato l’anzianità contributiva prima del 31 dicembre 1995, le lavoratrici devono accettare il ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo. Devono quindi valutare bene se conviene l’uscita anticipata dal lavoro con questa modalità, in quanto l’importo della pensione sarà minore rispetto a quello che percepirebbero se aspettassero il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Come si calcolano gli anni contributivi?
Per soddisfare il requisito contributivo dell’Opzione donna, pari a 35 anni di contribuzione, è possibile valutare la contribuzione a qualsiasi titolo, sia versata che accreditata, a favore della lavoratrice assicurata.
Nello specifico, rientrano nel conteggio dei 25 anni contributivi:
- contributi obbligatori;
- contributi da riscatto o da ricongiunzione, che consentono alla lavoratrice di ottenere, dietro pagamento, la copertura assicurativa nei periodi in cui non vi è stato nessun versamento contributivo;
- contribuzione volontaria e figurativa, al netto dei periodi di malattia e/o disoccupazione. Rientrano in questo punto anche i versamenti riguardanti il riscatto della laurea.
Altre informazioni
Se vuoi sapere di più sul
riscatto della laurea, non puoi perderti la lettura del
nostro articolo dedicato.
Attenzione
Ai fini del raggiungimento dei 35 anni contributivi, non si può utilizzare il cumulo gratuito dei contributi versati in casse previdenziali diverse.
Quali sono i termini di decorrenza di Opzione donna?
La Legge di Bilancio 2024 ha confermato le finestre mobili già in atto nel 2023. Questo significa che, una volta maturati i requisiti, le lavoratrici devono attendere dei mesi prima di ricevere la pensione.
Cosa sono le finestre mobili?
Con il termine “finestra mobile” si intende il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti per la pensione e il primo versamento dell’assegno pensionistico. Lo slittamento dell’effettiva riscossione della pensione viene slittato per contenere la spesa pensionistica.
Nel caso dell’Opzione donna, la pensione viene pagata dopo:
- 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti;
- 18 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici autonome.
Inoltre, la decorrenza del trattamento pensionistico non può essere anteriore al:
- 1° febbraio 2023 per le lavoratrici dipendenti;
- 1° agosto 2023 per le autonome.
In ogni caso, si può accedere a Opzione donna anche dopo la data della prima decorrenza utile. Questo vale a patto che vengano maturati i requisiti entro il 31 dicembre 2022.
Eccezione: lavoratrici del comparto Scuola e AFAM
Ci sono però delle eccezioni per le lavoratrici nel settore scolastico e negli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM). Per loro, sono applicabili le disposizioni dell’articolo 59, comma 9, della legge n. 449 del 27 dicembre 1997.
Se soddisfano le condizioni dell’Opzione donna al 31 dicembre 2022, le lavoratrici del settore scolastico possono ricevere le prestazioni pensionistiche dal 1° settembre 2023. Invece, le lavoratrici degli istituti AFAM iniziano a percepire questa pensione dal 1° novembre 2023.
Opzione donna: come fare domanda?
Per richiedere la prestazione pensionistica Opzione donna occorre rivolgersi all’INPS secondo una delle seguenti modalità:
- online, accedendo al sito web autenticandosi con le credenziali SPID, CIE o CNS;
- rivolgendosi a un ente di patronato;
- contattando il Contact Center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 (da rete mobile).
In particolare, attraverso il Messaggio n. 467 del I° febbraio 2023, l’INPS ha comunicato che la richiesta viene effettuata seguendo il seguente percorso:
- Pensione Anticipata opzione donna legge di bilancio 2023;
- Gruppo: Anzianità/Anticipata/Vecchiaia;
- Sottogruppo: Pensione di anzianità/anticipata;
- Tipo: Opzione donna legge di bilancio 2023;
- Tipologia: a) Lavoratrici Disoccupate – b) Lavoratrici che assistono persone con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 – c) Lavoratrici con riconoscimento invalidità civile di grado almeno pari al 74%.
Una volta all’interno della sezione, bisogna confermare i propri dati anagrafici e inserire la documentazione richiesta. L’elenco di questi ultimi è presente nella Circolare n. 25 del 06-03-2023.